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Artrosi e Protesi di Spalla: quando la chirurgia può migliorare la qualità di vita

Novembre 2025

Indice dei contenuti

Una condizione che colpisce soprattutto dopo i 70 anni, ma che può manifestarsi anche prima. Ne parliamo con il Dott. Marco Frattini, ortopedico del PacC specializzato in chirurgia dell’arto superiore, in particolare della spalla.

L’artrosi della spalla è una patologia meno frequente rispetto ad altre forme di artrosi, eppure rappresenta una causa importante di dolore e limitazione funzionale, soprattutto nella popolazione over 70. Per comprendere meglio questa condizione e le moderne soluzioni terapeutiche, abbiamo approfondito il tema con il Dott. Marco Frattini, ortopedico specializzato in chirurgia della spalla presso il Poliambulatorio Città di Collecchio.

 

Cos’è l’artrosi della spalla

L’artrosi della spalla è una malattia degenerativa caratterizzata dall’usura progressiva della cartilagine che riveste la testa dell’omero e la cavità glenoidea. Quando la cartilagine si deteriora, le superfici ossee entrano in contatto diretto, causando dolore, infiammazione e limitazione dei movimenti.

“Molti pazienti convivono con questa condizione per anni prima di rivolgersi a uno specialista”, spiega il Dott. Frattini. “Spesso arrivano nel mio ambulatorio solo quando il dolore compromette il sonno o impedisce loro di svolgere le normali attività quotidiane come vestirsi o pettinarsi.”

Le diverse forme di artrosi

Non esiste un’unica tipologia di artrosi della spalla. La forma più comune è l’artrosi primitiva, legata all’invecchiamento naturale e all’usura della cartilagine. Esistono però anche forme secondarie:

  • Artrosi post-traumatica, conseguenza di fratture mal consolidate o lussazioni ricorrenti
  • Artrosi da lesione della cuffia dei rotatori, quando una rottura massiva e inveterata provoca la risalita della testa dell’omero con conseguente degenerazione articolare
  • Artrosi secondaria, correlata a infezioni o patologie croniche come l’artrite reumatoide

 

I sintomi da non sottovalutare

I segnali dell’artrosi di spalla sono progressivi e tendono a peggiorare nel tempo:

  • Dolore sordo e persistente che si intensifica con i movimenti e può irradiarsi verso il collo o lungo il braccio
  • Rigidità articolare che limita progressivamente i gesti quotidiani
  • Rumori articolari (scrosci o crepitii) causati dallo sfregamento tra superfici ossee non più protette dalla cartilagine

“Il campanello d’allarme più importante è quando il dolore inizia a disturbare il riposo notturno“, sottolinea il Dott. Frattini. “A quel punto la qualità di vita del paziente è significativamente compromessa ed è il momento di valutare soluzioni più definitive.”

 

La diagnosi: un percorso a tappe

La diagnosi di artrosi della spalla si basa su un approccio integrato:

  1. Esame clinico: il medico valuta la mobilità articolare, la forza muscolare e l’intensità del dolore
  2. Radiografia: permette di identificare i segni tipici della degenerazione articolare
  3. Risonanza magnetica e TAC: forniscono informazioni dettagliate sullo stato della cartilagine, dell’osso e della cuffia dei rotatori

 

Le opzioni terapeutiche

Trattamenti conservativi

Nelle fasi iniziali, quando è ancora presente una discreta mobilità, si può ricorrere a:

  • Fisioterapia mirata per mantenere il movimento e rinforzare la muscolatura
  • Infiltrazioni intra-articolari con cortisonici (per ridurre l’infiammazione) o acido ialuronico (per migliorare la lubrificazione articolare)

“I trattamenti conservativi possono offrire sollievo temporaneo e rallentare la progressione della malattia”, precisa il Dott. Frattini. “Tuttavia, è importante capire che l’artrosi è una condizione degenerativa che non può essere completamente guarita con terapie non chirurgiche.”

La chirurgia protesica: quando è necessaria

Quando dolore e rigidità diventano invalidanti e non rispondono più alle terapie conservative, si valuta l’impianto di una protesi di spalla. La scelta del tipo di protesi dipende principalmente dallo stato della cuffia dei rotatori:

  • Protesi anatomica: indicata quando i tendini della cuffia sono funzionanti, riproduce la meccanica naturale dell’articolazione
  • Protesi inversa: utilizzata quando la cuffia è compromessa, il movimento viene garantito principalmente dal muscolo deltoide
  • Emiartroprotesi: impianto parziale riservato a condizioni selezionate, come alcune fratture

“La protesi inversa rappresenta una vera rivoluzione per pazienti con lesioni massive della cuffia dei rotatori”, afferma il Dott. Frattini. “Anche pazienti relativamente giovani, sopra i 60 anni, possono beneficiare di questo intervento quando la degenerazione articolare compromette significativamente la loro autonomia.”

 

I benefici dell’intervento

L’obiettivo principale della chirurgia protesica è la riduzione del dolore e il recupero della funzionalità. La maggior parte dei pazienti sperimenta:

  • Scomparsa o drastica riduzione del dolore cronico
  • Miglioramento nella capacità di svolgere attività quotidiane
  • Ritorno a una vita attiva, con possibilità di riprendere attività lavorative e sportive a basso impatto

 

Il percorso riabilitativo

“La riabilitazione è fondamentale quanto l’intervento chirurgico stesso”, sottolinea il Dott. Frattini. “Senza un programma riabilitativo adeguato, anche la migliore protesi non può esprimere il suo pieno potenziale.”

Il percorso riabilitativo inizia nell’immediato post-operatorio:

  • Immobilizzazione iniziale con tutore
  • Mobilizzazione passiva e attiva assistita nelle prime settimane
  • Rinforzo muscolare progressivo
  • Recupero completo in 3-6 mesi, con ritorno graduale alle attività quotidiane già dopo il primo mese

 

Innovazione e durata

Le protesi di ultima generazione hanno una durata media superiore ai 20 anni grazie all’utilizzo di materiali biocompatibili e resistenti. Le tecniche chirurgiche minimamente invasive e i sistemi di pianificazione digitale preoperatoria stanno inoltre migliorando ulteriormente la precisione e i risultati degli interventi.

 

Conclusioni

L’artrosi della spalla non deve più essere considerata una condizione con cui convivere rassegnati. Grazie ai progressi della chirurgia protesica e a un approccio riabilitativo personalizzato, è possibile ottenere un significativo miglioramento della qualità di vita.

“Invito i pazienti a non aspettare che la situazione diventi insostenibile”, conclude il Dott. Frattini. “Una valutazione specialistica tempestiva permette di programmare il percorso terapeutico più adatto e di affrontare l’intervento nelle migliori condizioni possibili.”

Dott. Marco Frattini

Ortopedico

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